L’Europa di Bruxelles sembra davvero così lontana? Ho cercato di rispondere a questa domanda attraverso l’articolo “Da Bruxelles a Palermo: storia di fondi europei e mancanze siciliane“, con il quale l‘Ordine dei Giornalisti di Sicilia e la Regione Siciliana, Dipartimento per la Programmazione, mi hanno premiato. Si tratta di un resoconto di un viaggio nel cuore dell’Europa. Tre giorni di approfondimento che hanno permesso a me e ai miei tre colleghi vincitori nelle altre categorie di entrare in contatto con le istituzioni europee, nei corridoi che contano, nelle agorà affollate da persone provenienti da 27 Paesi diversi. Ma quali sono le distanze reali che devono essere ridotte? Forse questo viaggio ci ha permesso di riflettere e capire di più da questo punto di vista. A Bruxelles abbiamo incontrato funzionari, parlamentari e commissari che sentono profondamente vivo il senso di appartenenza comune e il dovere di dare il massimo per creare le condizioni ideali affinché queste condizioni avvertite nelle “periferie dell’impero”!
Quindi, non sono distanze dovute a mancanze europee! Come ho già scritto sono più mancanze siciliane che creano distanze reali “culturali”, “professionali”, e di “appartenenza”. Una Sicilia che non riesce a cogliere le opportunità messe in campo per colmare il divario su molti aspetti economici, sociali e infrastrutturali per mancanza di visione e di strategia.
Tuttavia, abbiamo avuto modo di apprezzare lo spirito di dedizione e la passione dimostrati dai dirigenti e dai funzionari regionali. Questo conferma ancora una volta che è sbagliato considerare i dipendenti pubblici come dei “lavoratori sfaticati”. Ne sono testimone!
Abbiamo anche testimoniato agli europarlamentari presenti: Ignazio Corrao, Pietro Bartòlo, Caterina Chinnici, Raffaele Stancanelli e Francesca Donato le “best practices” siciliane che stanno generando lavoro, creando infrastrutture, realizzando nuove opportunità grazie all’utilizzo delle risorse dei fondi PO-FESR.
Allora ci siamo chiesti dov’è il problema? Una grande responsabilità potrebbe stare in capo ai politici che governano la Sicilia. A Bruxelles, la Regione Siciliana dispone di un ufficio di rappresentanza a pochi passi dalla Commissione Europea, dal Consiglio Europeo e dal Parlamento, che è gestito da una sola persona!
È legittimo svolgere attività di lobbying a Bruxelles, quella “buona”, che aiuta a crescere e a promuovere gli interessi legittimi di imprese e enti regionali e locali.
La Sicilia non ha rappresentanti che si muovono nei corridoi dei palazzi di Bruxelles per intervenire quando si discutono provvedimenti legislativi che potrebbero influire sulle questioni siciliane. Così, accettiamo decisioni prese da altri. Nel frattempo, regioni come il Piemonte, il Lazio, la Lombardia e la Puglia sono molto attive nel sostenere le loro istanze e influenzare le decisioni politiche ed europee.
Il problema sta nel fatto che tutto dipende dalla buona volontà dei rappresentanti istituzionali eletti, che sembrano non mostrare molte differenze, una vola al governo regionale se si tratta di puntare l’attenzione sulle azioni strategiche volte a dialogare con le istituzioni europee. Bisognerebbe far comprendere a chi sta a “Palazzo d’Orleans”, sede del governo regionale, che molte battaglie combattute lontano devono essere gestite da persone competenti e preparate, capaci di anticipare le strategie in corso tra le regioni europee, di sostenere le necessità della Sicilia e di mantenere l’obiettivo fisso, indipendentemente dal partito o dalla coalizione al governo in quel momento. Questa è la vera distanza tra Bruxelles e Palermo: una distanza di potere, una distanza di opportunità, una distanza di considerazione.
Merito a tutte le persone oneste che lavorano in Regione e ai colleghi giornalisti che credono ancora nella possibilità di pianificare e raccontare una Sicilia migliore di quanto non facciano i suoi stessi rappresentanti istituzionali!
Paolo Buda