giovedì, Novembre 27, 2025
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Caltagirone: È ora di farsi custodi delle nostre case…e della comunità

Un passo verso la sicurezza partecipata: il controllo di vicinato come iniziativa di comunità

Se c’è una lezione che dobbiamo imparare dall’escalation di furti a Caltagirone, è che la sicurezza non è un qualcosa che possiamo delegare completamente alle forze dell’ordine. Se vogliamo davvero sentirci sicuri, dobbiamo tornare a prenderci cura del nostro territorio, come comunità, come cittadini. Il controllo di vicinato potrebbe essere una risposta sensata — non come alternativa, ma come complemento — alla crescente insicurezza che affligge le nostre case e le nostre strade.

In un periodo in cui i furti colpiscono indiscriminatamente, da case isolate nelle campagne a quartieri più centrali, il bisogno di vigilanza collettiva sembra sempre più urgente. In questo contesto, l’iniziativa del controllo di vicinato si propone come un’idea che non va solo ascoltata, ma sperimentata concretamente. Ma quale potrebbe essere il suo vero significato per Caltagirone?

Un’iniziativa che parte dal basso

Il controllo di vicinato non è una panacea. Non risolverà le bande criminali o la criminalità organizzata, e certamente non sostituirà il lavoro delle forze dell’ordine. Ma è un atto di responsabilità civica, un primo passo verso una riflessione fondamentale: chi è veramente responsabile della sicurezza delle nostre case? È davvero solo compito della polizia o c’è qualcosa che possiamo fare noi, come cittadini, per non lasciare tutto nelle mani di qualcun altro?

Nel piccolo comune di San Giovanni in Persiceto,l’amministrazione promuove l’iniziativa attraverso un video in cui, il sindaco e i vigili urbani spiegano di che si tratta:

Proporre il controllo di vicinato non significa invocare il ritorno a tempi in cui il “fai da te” era la regola, ma piuttosto immaginare una collaborazione consapevole con le istituzioni. Immaginare un modello in cui i cittadini siano protagonisti di una rete di sorveglianza che, se ben organizzata, potrebbe diventare un valido supporto alle forze dell’ordine.

Non serve diventare guardiani del quartiere, né correre il rischio di sostituirsi al ruolo istituzionale. Piuttosto, si tratta di segnalare e comunicare, di essere un anello di una catena che, se ben collegata, potrà migliorare la qualità della vita e la sicurezza di tutti. È un atto di buon senso che potrebbe fare la differenza, senza stravolgere l’ordine pubblico. E, soprattutto, senza ricadere nell’illusione che la soluzione risieda solo nell’intervento delle forze dell’ordine.

La proposta: un’opportunità da prendere sul serio

Il Comune di Caltagirone potrebbe, da subito, lanciare una sperimentazione. Creare un sistema che metta in rete i residenti di diverse zone e frazioni della città, formare un coordinamento che non diventi solo una chat informale tra vicini, ma una vera e propria rete di contatti ufficiali con la Polizia Locale. Potremmo partire da un esperimento pilota, limitato ma ben strutturato, in alcuni quartieri o zone particolarmente vulnerabili, con la chiara comunicazione che si tratta di un’iniziativa di sorveglianza passiva, non di controllo attivo.

E chi dovrebbe proporre questa iniziativa? Le istituzioni, certo — ma anche la società civile, i comitati di quartiere, le associazioni locali dovrebbero essere in prima linea. Questa è un’idea che non dovrebbe arrivare dall’alto come una “imposizione”, ma che dovrebbe nascere come una risposta civica e condivisa. La polizia locale potrebbe, inoltre, avere un ruolo di supporto, per orientare correttamente i cittadini e garantire che il sistema non sfoci in iniziative improvvisate o pericolose.

Criticità: il rischio di una falsa sicurezza

Ma come in ogni progetto che riguarda la partecipazione civica, non mancano le criticità. Se il controllo di vicinato non è strutturato in modo chiaro e congiunto con le forze dell’ordine, si rischia di cadere in un meccanismo che alimenta paura infondata, marginalizzazione di alcuni gruppi e la creazione di un ambiente in cui la paranoia e la diffidenza tra i vicini finiscono per prevalere. Il sospetto verso l’altro, l’isolamento di chi non partecipa, potrebbe facilmente trasformarsi in una spirale pericolosa.

La sfida: rimettere in discussione il nostro ruolo nella sicurezza

La vera sfida non è solo quella di ridurre i furti, ma di rimettere in discussione il nostro ruolo nella difesa delle nostre case e delle nostre comunità. Se pensiamo che la sicurezza pubblica sia una responsabilità esclusiva delle istituzioni, stiamo ignorando un aspetto fondamentale: la difesa civile è un atto di cittadinanza attiva. Ed è il primo passo per ridare senso di comunità a una città che rischia di perdere il contatto con i suoi valori più profondi.

Caltagirone, come tutte le città, ha bisogno di un nuovo senso di responsabilità collettiva. Se ci sentiamo impotenti di fronte all’aumento della criminalità, forse la soluzione sta nell’assumerci una parte di quella responsabilità, nel cercare insieme soluzioni praticabili.

Proporre il controllo di vicinato potrebbe sembrare un piccolo passo, ma potrebbe rappresentare il primo mattone di una nuova concezione di comunità. Dove non ci si preoccupa solo dei propri confini, ma della sicurezza comune, del rispetto per gli altri e per il nostro territorio. La difesa delle nostre case è, in fondo, la difesa della nostra identità civica.

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