“La grande bruttezza”, potremmo intitolare così questo articolo che prende spunto, in chiave contraria, dal film di Sorrentino La grande bellezza. Se lì si cercava la bellezza nella decadenza, a Raddusa il degrado urbano si mostra senza filtri, tra sporcizia, incuria e cantieri aperti. A meno di due mesi dalla Festa del Grano (12-13-14 settembre), Raddusa si presenta con ingressi fatiscenti, marciapiedi invasi da sterpaglie, cartelli arrugginiti e un servizio di pulizia delle strade giudicato inadeguato dai cittadini. Sacchetti abbandonati e bottiglie vuote sono diventati elementi del paesaggio quotidiano, soprattutto nelle zone periferiche. Il centro storico non è da meno. In Piazza Umberto I, i lavori di ripristino della pavimentazione in pietra lavica sono ancora in corso, mentre l’edificio danneggiato durante il furto del bancomat resta transennato e inagibile. Una ferita aperta nel cuore del paese. Intanto, si è insediata la nuova amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Marino, eletto lo scorso 24 e 25 maggio. Un ritorno in un Comune già colpito da dissesto, che aveva lasciato pochi mesi prima da vice sindaco. Il precedente commissario Puglisi aveva avviato alcuni interventi, tra cui la riattivazione dell’acqua e il completamento di Piazza Marconi. Nonostante tutto, l’amministrazione si è mossa su alcuni fronti: il 18 luglio sarà effettuata una disinfestazione generale del centro abitato e, all’inizio dell’estate, sono state ripulite Bambinopoli e il cimitero con l’aiuto di volontari. Un’azione criticata dalle opposizioni per presunte mancanze nelle misure di sicurezza. Decisivo anche l’impegno del Comitato VivaRaddusa e di alcuni cittadini attivi, che con segnalazioni e post sui social hanno spinto per interventi più rapidi. Ma resta l’inciviltà diffusa di chi non raccoglie le deiezioni canine, contribuendo al degrado urbano. Ora che l’estate porta con sé turisti e raddusani emigrati, serve un sussulto di orgoglio collettivo. Raddusa merita di più, non solo per la Festa del Grano, ma per ogni giorno dell’anno.
Parlacino Salvatore Christian