Un grido d’allarme e una richiesta chiara alle istituzioni e alle forze politiche siciliane: è quanto emerso dal convegno “Precariato storico ed enti locali, analisi e prospettive”, tenutosi questa mattina alla Sala Gialla di Palazzo dei Normanni. Organizzato dal sindacato CSA-Cisal, l’incontro ha puntato i riflettori sulla necessità di convertire i contratti di 15 mila lavoratori part-time impiegati nei Comuni siciliani a tempo pieno. Giuseppe Badagliacca, Giuseppe Cardenia e Gianluca Cannella del CSA-Cisal hanno sottolineato l’urgenza di un “patto trasversale tra governo, forze politiche ed enti locali” per garantire il passaggio al tempo pieno. Questi lavoratori rappresentano l’80% del personale in servizio negli enti locali e sono “un contingente indispensabile per garantire i servizi”, ma rischiano in futuro “pensioni da fame”. Al convegno hanno partecipato figure istituzionali di rilievo, tra cui l’assessore regionale alle Autonomie locali Andrea Messina, il presidente della commissione Affari istituzionali Ignazio Abbate, la vicepresidente della commissione Bilancio Margherita La Rocca Ruvolo, e numerosi capigruppo e deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana, oltre a sindaci. Il CSA-Cisal ha proposto un monitoraggio dei lavoratori interessati e ha chiesto alle commissioni parlamentari di collaborare alla stesura di una proposta di legge che preveda un finanziamento strutturale per l’aumento delle ore fino al tempo pieno. Cruciale, inoltre, una sinergia con il governo centrale per coprire finanziariamente i contributi figurativi, evitando così che questi lavoratori si ritrovino con pensioni inferiori persino a quella sociale. La vertenza, che il CSA-Cisal segue da tempo, mira a dare stabilità e dignità a una parte fondamentale della forza lavoro dei Comuni siciliani.