Sul DAB la situazione dell’Italia sia probabilmente peggiore di quella, assunta a riferimento, dell’UK (causa mancata pianificazione delle frequenze, potenze storicamente eccessive, duplicazione di canali, ecc.). Lo scrive un articolo di www.newslinet.com che fa il punto della situazione. Quasi tutti gli opinionisti hanno visto in una riduzione generalizzata delle potenze di emissione una soluzione migliore rispetto allo spegnimento tout court dell’FM. Infatti il consumo di energia elettrica è per l’Italia un’importante componente all’origine di queste emissioni. Basti pensare che nel 2018 il 62,8% della produzione nazionale veniva da centrali termoelettriche. Che bruciano combustibili fossili in gran parte importati dall’estero. Ben diversa la situazione dai nostri vicini francesi, che, con una produzione al 70% di origine nucleare, si considerano i leader europei nell’energia verde. Lì nessuno parla di switch off e in FM si utilizzano potenze ben più ragionevoli di quelle italiane. Dopo tante proposte e idee spesso non attuabili nella realtà forse è meglio impegnarsi a risolvere rapidamente la questione delle frequenze DAB per le emittenti locali, favorendo al contempo una distribuzione mista DAB+IP (la più efficiente). E quando sarà il momento seguire la strada indicata da Svizzera e Norvegia.