Nella giornata di giovedì 30 ottobre 2025 Cecilia Sala, giovane giornalista per Il Foglio, l’Espresso e Vanity Fair, è stata ospite dell’incontro “Raccontare il mondo, capire se stessi: storie dal fronte dell’odio” previsto nell’ambito dei SUPERTalks! promossi e organizzati dalla Scuola Superiore di Catania presso l’Auditorium Giancarlo De Carlo del Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania. La prof.ssa Nicotra, presidente della Scuola Superiore, ha aperto l’incontro ringraziando l’ospite, gli organizzatori e tutti i presenti, e portando i saluti del rettore Enrico Foti assente per impegni istituzionali. Nel suo intervento ha puntato sull’apertura della Scuola al territorio con l’obiettivo di raggiungere in massa gli studenti e far conoscere loro la realtà della Scuola stessa. L’intervista è partita da una breve presentazione dell’ospite, una giornalista di campo che, pur giovanissima, ha fatto una scelta precisa e coraggiosa: non fare cronaca e basta ma puntare alle persone, stare in prima linea impegnandosi civilmente – e il racconto giornalistico tradotto in podcast ne è un esempio. La sua testimonianza ha preso il via dall’esperienza vissuta sul campo nell’Afghanistan dei talebani, in Ucraina dove ha avuto l’occasione di intervistare il presidente Zelenski e, non ultimo, in Iran. Durante la conversazione, Cecilia Sala, indotta anche dalle domande del pubblico presente, si è soffermata sulle ragioni dell’indifferenza, sulle motivazioni che oggi non ci permettono più di indignarci quasi di fronte a niente, assuefatti come siamo alla negatività delle notizie quotidiane. “La nostra attenzione non fa miracoli ma non è irrilevante – ha ripetuto più d’una volta Cecilia Sala – La mobilitazione per Gaza, il riempimento delle piazze è stato il più rilevante che io possa ricordare della mia generazione”. “È una pessima notizia che i giornalisti non possano lavorare ma è la testimonianza che il giornalismo serve”. Queste le parole di Sala sul fenomeno della censura che mina il giornalismo italiano dall’interno per cui chi dice la verità viene ridotto al silenzio. “Perché il giornalismo occidentale si preoccupa ancora di assecondare la logica e le regole del potere? Quello del giornalista è sempre stato un lavoro pericoloso e il caso di Sigfrido Ranucci ha denunciato a chiare lettere che il giornalismo mette ancora ansia al potere che attraversa stati di crisi”. Durante il talk, si è dato ampio spazio al tema della guerra, da Israele-Palestina e Russia-Ucraina a conflitti che oggi sono passati sotto silenzio dai principali canali di informazione talmente oberati di notizie da non poter dare loro il giusto spazio né in prima né in ultima pagina. Tra le questioni affrontate anche l’esclusione degli atleti russi e israeliani dai giochi olimpici o la presa di posizione delle università italiane nei confronti del conflitto e le decisioni che ne conseguono. Non ultimo, il focus sul nuovo libro di Sala “I figli dell’odio. La radicalizzazione di Israele, la distruzione della Palestina, l’umiliazione dell’Iran” uscito nelle librerie lo scorso settembre. Il talk si è chiuso con la testimonianza di Sala sull’arresto e la detenzione nella prigione di Evin a Teheran per motivi che l’Iran non ha mai formalizzato in accuse specifiche. “La mia vicenda mi ha permesso di vivere in prima persona una storia simile alle tante che ho raccontato. Mi ha aiutato a capire più a fondo quelle già narrate e, per fortuna, mi ha dato la possibilità di tornare presto a raccontarne di nuove, con maggiore consapevolezza”. L’incontro si è concluso con un lungo applauso, il grazie dei presenti all’illustre ospite. Foto dalla pagina Facebook Scuola Superiore Catania.
Eliana Cavalieri





