Anche a San Cono la ricorrenza di San Giuseppe è una delle feste più tipiche e suggestive della tradizione popolare. Un intreccio di fantasia e di abilità materiale sullo sfondo di un’operosità collettiva che è profondamente religiosa, ma che ha origini pagane, perché la celebrazione del pane, quindi della fertilità e dell’abbondanza, apre anche le porte alla primavera. Le origini si perdono nel tempo, ma il rito del pane conserva il valore della tradizione da una generazione all’altra e continua a testimoniare il fascino incantato della genuinità dei cuori e della nobiltà dei sentimenti. L’usanza, poi, di dare forme ai “panuzzi” (nella foto) è antichissima e le donne sanconesi per secoli si sono tramandate questa tradizione di madre in figlia. Il bastone fiorito simbolo di regalità e autorità, le lettere S e G che ricordano le iniziali del nome, così come le forme a martello e a tenaglia che ricordano gli oggetti da lavoro del falegname. Non mancano poi una serie di forme che celebrano la terra, la natura, il risveglio della primavera: galletti, agnelli, spighe e fiori. La festa di San Giuseppe continua a segnare una delle nostre tradizioni religiose, anno dopo anno, nonostante l’incalzare del tempo, e se continua a resistere all’impeto devastante del modernismo, significa che il sanconese riconosce la forza della fede, il valore del credo di un popolo che custodisce gelosamente la propria cultura popolare attraverso antichi riti, autentici testimonianza di fede profonda e di vita cristiana.
Maurizio Bonincontro